Il pensiero di Asia, una volta libera, è di riprendere con la memoria tutte le traversie, le accuse infondate, i maltrattamenti umilianti, la violenza, con l’accusa di aver profanato il Profeta o il Corano, fino a giungere alla condanna a morte…Asia ha sempre rivolto invocazioni al Signore e a Maria, pur consapevole che il motivo della condanna era di essere cristiana. Il suo pensiero è rivolto al marito Ashiq e ai figli. Anche le donne nel carcere la guardano con sospetto, tranne Buouguina, una compagna gentile che, dopo aver appreso i motivi della sua condanna, la incoraggia e la invita a sperare.
Asia racconta poi con amarezza la drammatica situazione dei cristiani in Pakistan, ma si sente orgogliosa di essere cristiana e con il marito hanno provveduto perché i figli sappiano leggere e scrivere per trovare un buon lavoro. Esistono poi anche associazioni per proteggere gli innocenti dalle ingiustizie e Asia insiste che bisogna pregare perché la legge della blasfemia venga annullata. Un primo passo è avvenuto: nel 2018 il primo ministro Imran Khan ha promesso di difendere i cristiani perseguitati.
Molto importante è stato l’intervento di papa Benedetto XVI che ha parlato di lei in piazza San Pietro a Roma, chiedendo che le fosse restituita la piena libertà, pregando anche per tutti i cristiani del Pakistan, spesso vittime di violenze e discriminazioni. Asia ha poi scritto una lettera di ringraziamento a papa Benedetto, supplicandolo di aver cura delle proprie figlie. La stessa richiesta di aiuto è stata rivolta con una lettera a Benedetto da Anne-Isabelle, in cui cita gli eventi a Lahore. Ad essa è seguita la risposta che la Santa Sede seguiva da vicino la situazione dei cristiani in Pakistan.
Papa Francesco ha poi ricevuto in udienza privata Ashiq e la figlia Isham, meno di un anno prima della liberazione, dicendo che “Asia Bibi è una martire”, regalando loro una Bibbia.
Asia è poi costretta all’isolamento per l’assassinio nel 2011 del governatore del Punjab e del ministro delle Minoranze religiose che l’aveva invitata a una conferenza stampa in cui, dopo aver ricordato che la pratica della propria religione è parte della Costituzione, Asia ha espresso, non senza timori, la propria crudele e disumana condanna, per cui il governatore chiedeva la grazia. Questo ha suscitato la reazione violenta dei fanatici che hanno rapito e torturato anche il figlio del governatore e poco dopo il cattolico Bhatti. Intanto Asia non può più accedere al parlatorio e comunica solo con Anne-Isabelle che con uno stratagemma raccoglie i dettagli della sua vita quotidiana per poi scriverli nel libro “Blasfemia” tradotto in tutto il mondo, suscitando interesse tanto che la famiglia di Asia è invitata in Francia, in Spagna, in Svizzera e in Italia per raccontare la sua tragedia.
Asia accompagna sempre ogni evento con la preghiera di ringraziamento a Dio, anche quando è trasferita a Multan, dove trova un “angelo”, Kadeeja, che lei chiama “Amii”, come sua madre. Asia è stremata, si volge col pensiero al marito e ai carissimi figli, dicendo che morirà presto, ma che è innocente e ringrazia tutti per i beni ricevuti, incoraggiandoli a mantenere il cuore gioioso e a pregare.
Inizia una nuova tragedia quando ad Asia è permesso di andare nella sala della televisione, dove preme il pulsante per vedere un programma diverso da quello che riportava un vecchio che recitava versi del Corano. Con un gesto violento e una voce minacciosa è stata trascinata fuori: era Kadeeja, che poi le ha riferito che il direttore della prigione l’ha convocata perché Asia aveva messo sulla televisione un programma diabolico: lei ha sette figli da sfamare. Asia si sente prigioniera due volte, ma nel parlatorio vede Ashiq con Joseph, che si rivolge inutilmente al direttore del penitenziario. Grazie però ad una chiamata anonima dalla prigione i media locali e Anne-Isabelle diffondono all’estero la notizia con tanto scalpore che all’estero il direttore deve licenziare Kadeeja. Questo cambia le condizioni per Asia, che ha anche una nuova secondina cristiana, Mamita, che le è di grande conforto fino all’uscita nell’ottobre 2018.
Gli spostamenti delle date del processo prolungano la detenzione di Asia, che continua ad affidarsi alla volontà di Dio, finché nel 2014 l’Alta Corte di Lahore la condanna a morte, isolata nella cella, ma confortata da Mamita, diventata guardia carceraria per aiutare i prigionieri musulmani e cristiani. Questa le spiega poi che la mobilitazione mondiale da lei sollevata rinforzava i pregiudizi dei fanatici, contro cui Quadri, assassino del governatore, ha resistito, fino ad essere impiccato il 29 febbraio 2015. La sua tomba a Bara Haku è diventata un luogo di pellegrinaggi.
Asia è sostenuta da Mamita; tiene con sé la Bibbia, la loro “gioia interiore”. Nel frattempo è informata sull’attentato a Lahore che ha portato all’uccisione di 72 morti cristiani, tra cui 29 bambini e 6 donne. Il ritratto di Asia Bibi troneggia sul municipio di Parigi, grazie a Anne-Isabelle, come pure in Spagna e in Italia. La lettera di ringraziamento al Comune di Parigi è diffusa in tutto il mondo e milioni di persone firmano per la sua librazione.
Finalmente Asia viene assolta perché i giudici sono travolti dagli eventi, ma c’è il rischio di essere giudicata un’altra volta per una richiesta di revisione. Rimarrà in un luogo sicuro, incontrerà suo marito a Islamabad e le bambine resteranno a Lahore con il figlio Joseph.
Dopo un brutto sogno in cui subisce gli insulti del primo secondino Khalil Asia apprende da Ashiq che è stata liberata e trasportata in aereo fino all’esame della causa da parte della Corte suprema il 29 gennaio successivo. Anne-Isabelle ha ottenuto che possa risiedere nel frattempo in Canada. La chiamata calorosa alle figlie completa la gioia.
I mesi successivi in attesa del trasferimento in Canada sono comunque noiosi, fino a martedì 19 gennaio in cui Asia apprende alla televisione di essere stata assolta. Ma la vera liberazione avverrà solo l’8 maggio 2019, dopo la prima sosta a Karachi. Il governo voleva impedire che la partenza per l’estero diventasse oggetto di una grande attenzione mediatica.
L’abbraccio delle figlie nella stanza di un albergo in una località che non si può nominare si conclude con una sentita preghiera di ringraziamento a Dio che sempre ha illuminato la strada.
Inizia la “nuova vita in un Paese libero” in cui tutto è diverso dall’esperienza precedente, ma c’è il “nuovo” che permette di telefonare ai propri familiari. Anche Ashiq è giunto, con Anne –Isabelle che ha scritto questo libro, con cui ringrazia il Canada che la ospita e tutte le persone che si sono impegnate per la sua liberazione, ma in particolare con la sua testimonianza intende aiutare chi in Pakistan si trova nella sua stessa condizione.
La lettura del libro è fondamentale per conoscere, attraverso la commovente testimonianza di Asia, sempre sostenuta dalla preghiera, la drammatica situazione del cristiani in Pakistan, cristiani peraltro perseguitati in ogni parte del mondo.
ASIA BIBI con Anne-Isabelle Tollet “FINALMENTE LIBERA! – Edizioni Terra Santa – euro 16.00